I corpi sinuosi ed eleganti di alcune figure femminili si alternano agli sguardi rapiti, concentrati in lontani pensieri. I colori sono lievi, morbidi e trasparenti anche nel momento in cui si rapprendono nei più decisi bianchi e neri. Il disegno è curato, le proporzioni sono interpretate con gusto ed attenzione. Nella pittura di Antonietta Meneghini c’è dunque un rapporto diretto con i canoni della rappresentazione riconoscibile, con l’approfondimento razionale della forma umana nello spazio, con il giusto dosaggio delle luci e delle ombre che avvolgono le protagoniste. Il senso dell’armonia e dello studio anatomico si uniscono mirabilmente nello stile di un’autrice che ama il disegno nelle variabili compositive più “classiche”. L’intensità del soggetto nelle sembianze estetiche sembra essere il punto di approfondimento, apparentemente il filo conduttore di un percorso coerente sul tema della bellezza. Poi nella graduale lettura dell’immagine raccolgo l’espressione dei volti, spesso malinconica, che nell’ombra chiaroscurale si adombra di lievi inquetitudini. Ed è nella magia di quell’attimo che l’autrice rivela la sua poetica: oltre la parvenza esteriore si coglie infatti un’analisi puntuale sull’universo femminile, uno scavo psicologico portato in profondità sino a cogliere i lati più oscuri della donna contemporanea. La ricerca procede, quindi, verso la trattazione realista della donna e insieme avvolge ogni soggetto di una materia impalpabile e sognante: si ha l’impressione che in ogni carattere sia dato respiro al silenzio della riflessione. E’ quindi un mondo emotivamente coinvolgente quello proposto, fatto di piccoli gesti, di transiti fuggevoli, di atmosfere pacate colte nel lieve scarto di un sussulto.
Anche tecnicamente Antonietta Meneghini si affida ad una espressione contemplativa: il segno si modifica nella struttura per farsi sciolto, meno convenzionale, più personale. Il gesto consapevole fa muovere il profilo della figura in modo da cogliere l’empito di un’emozione, l’improvviso trasalimento nel volto o nella posa raccolta; affiorano di conseguenza leggerezza e morbidezza quando appare soprattutto lo sguardo fuggevole, la timidezza ed il riserbo nell’esprimere la propria interiorità. Il contenuto diventa chiaro, la pittrice riscopre la bellezza e l’intensità delle emozioni più pure, va oltre l’involucro del visibile e rivela l’essenza, la trasfigurazione spirituale dell’animo. Antonietta Meneghini coglie la luce nascosta nel profondo delle sue protagoniste, quel bagliore che unisce i vari tasselli dell’anima.
Critico: GABRIELLA NIERO
Vicenza, dicembre 2010